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Disturbi dell'apprendimento | Centro Psicologia Insieme Milano

I disturbi dell’apprendimento, DSA, si differenziano dalle difficoltà d’apprendimento, in quanto implicano la presenza di un deficit specifico che va indagato attraverso un processo diagnostico. Essi si distinguono in: disturbo della lettura (dislessia), dell’espressione scritta (disgrafia) e del calcolo (discalculia). Nonostante si tratti di problemi evolutivi, i DSA tendono ad emergere, in maniera inaspettata, nel corso dei primi anni di scolarizzazione, fase della crescita che coincide proprio con l’inizio dello sviluppo delle competenze legate alla scrittura, alla lettura e al calcolo.

Per diagnosticarli è necessario escludere che le difficoltà scolastiche dipendano da ritardo mentale o da compromissioni minori del livello cognitivo generale, oltre che da possibili problemi legati al sistema visivo ed uditivo. Per i disturbi di scrittura e lettura, la diagnosi può essere effettuata al termine del secondo anno delle scuole elementari, mentre per il disturbo del calcolo al termine del terzo.
In assenza di una diagnosi, è frequente che le difficoltà dei bambini vengano interpretate come espressione di svogliatezza, pigrizia, mancanza d’attenzione e di impegno. Questo porta a sviluppare nei ragazzi un vissuto di colpa “si sentono colpevoli perché non riescono come gli altri a svolgere i compiti scolastici”. Tuttavia, se pensiamo ad esempio alla pigrizia, dobbiamo considerare come quest’ultima non sia una spiegazione del problema, ma piuttosto un sintomo, in quanto nessun ragazzo nasce pigro, poiché la necessità d’apprendimento è insita nella natura umana, e quindi nel momento in cui venga riscontrata una scarsa motivazione ad apprendere è fondamentale ricercare con forza la causa di ciò che sta accadendo.

E’ importante considerare come i DSA incidano fortemente sulla vita scolastica e relazionale del bambino che, in questa fase della vita, si confronta quasi per l’intera giornata, prima a scuola e poi a casa, con i compiti scolastici. E’ facile immaginare quanto tutto ciò esponga il bambino a possibili fallimenti e rimproveri, che saranno maggiori in situazioni in cui il disagio non venga diagnosticato.

A livello comportamentale, il bambino può difensivamente cominciare ad evitare le situazioni in cui si sente in difficoltà ed in ansia, che coincidono con quelle in cui viene confermata un’immagine di sé svalutata. Si possono osservare comportamenti esplosivi di aggressività, rabbia e opposizione, tendenze a colpevolizzarsi per le incapacità o, ancora, disturbi somatici quali mal di testa, nausea …
La sofferenza e il dolore che accompagna i continui fallimenti può favorire l’insorgere di stati depressivi e l’isolamento di questi bambini che possono arrivare ad una vera forma d’emarginazione. Si tratta di una tristezza che molto spesso non viene dichiarata, ma che spinge il soggetto a “comportarsi male” per nascondere la sua infelicità.
Il calo dell’autostima e l’essere sfiduciati rappresentano altre due importanti conseguenze che il bambino si trova a sperimentare, oltre alla possibilità di diventare vittima di fenomeno di bullismo. Parlare dei DSA anche ai bambini che non ne soffrono è importante per educare ad un rispetto delle diversità e per favorire l’integrazione di questi bambini sia nel gruppo classe che fuori.

La diagnosi rappresenta un passo fondamentale per affrontare questi disturbi, proprio perché a partire da questa il bambino si rende conto che le sue difficoltà non dipendono da una mancanza d’intelligenza, ma da una conformazione particolare del suo sistema neuro-celebrale. Gli insegnanti sono figure fondamentali per dar inizio ad una fase di valutazione diagnostica, in quanto la loro vicinanza diretta al bambino, li può aiutare a cogliere i segnali di difficoltà che quest’ultimo può iniziare a manifestare a partire dai primi processi d’apprendimento.
La diagnosi apre anche ad un’ulteriore difficoltà per il bambino legata al fatto di accettare di essere trattato diversamente dagli insegnanti e di dover utilizzare strumenti diversi dai compagni. Qui la figura dell’adulto è fondamentale per aiutarlo a riconoscere quanto questo trattamento diverso sia, in realtà, funzionale a farlo sentire più simile agli altri e ad affrontare tutte le situazioni che finora ha evitato perché percepite come troppo difficili.

Di fondamentale importanza è riuscire a far comprendere al bambino che cos’è un DSA e cosa comporta, attraverso l’utilizzo di parole semplici, aprendo con lui uno spazio d’ascolto rispetto ai dubbi e alle perplessità che possono nascere e che è fondamentale riuscire a chiarire.
Insieme al sostegno al bambino, talvolta può risultare necessario aiutare i genitori nel percorso di accettazione di questa situazione che proietta il figlio in una condizione ben diversa da ciò che si erano immaginati per lui. Oltre ai dubbi e alla perplessità da chiarire, potrà essere d’aiuto una fase di sostegno psicologico, come viene proposta presso il Centro Psicologia Insieme, volta all’elaborazione dei vissuti e delle emozioni che si generano nella madre e nel padre in seguito alla diagnosi di DSA e ai cambiamenti che questa comporta.

 Dott.ssa Alessandra Gatti

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