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La solitudine | Centro Psicologia Insieme Milano

In questi mesi di lockdown ogni individuo si è ritrovato a vivere momenti di solitudine. Per questo, abbiamo pensato di proporvi un breve articolo in cui affrontiamo questo stato emotivo anche in considerazione del momento emergenziale del COVID-19.

In generale, l’essere soli, inteso come l’isolamento fisico, e il sentirsi soli, ossia il senso di solitudine, sono due esperienze che si possono caratterizzare in maniera fortemente differente. La solitudine, che non dipende dall’età o dalle condizioni sociali, può essere considerata sia come un sentimento triste legato all’isolamento, al rifiuto, alla perdita che genera nell’individuo sofferenza psicologica che può portare ad uno stato d’angoscia e di profondo disagio; sia come uno stato che porta serenità e gioia, in cui lo stare con sé stessi apre la strada alla creatività e al contatto con la propria interiorità, quale caratteristica fondamentale dell’esperienza umana che può permettere il raggiungimento di nuove conquiste.

Se consideriamo il momento particolare che tutte le persone stanno vivendo, l’isolamento imposto dal COVID-19 può aver generato profondi vissuti d’impotenza, tristezza, isolamento emotivo… Stati di sofferenza psicologica legati sia all’isolamento imposto e, talvolta, anche alla perdita di persone care alle quali non è stato possibile stare vicino negli ultimi momenti di vita.

Normalmente, l’esperienza della solitudine comporta una profonda analisi di che nella società di oggi, sempre più veloce e frenetica, sta diventando più difficile. Negare la propria solitudine significa, in realtà, negare se stessi e la fuga dalla solitudine può condurre l’individuo in un profondo stato d’alienazione.

Oggi tendiamo ad affidare l’espressione dei nostri stati d’animo e dei nostri vissuti a strumenti come il telefono e i messaggi e, spesso, l’uso elevato del computer porta l’individuo a costruirsi delle vere e proprie celle d’isolamento in cui la comunicazione è falsa e mascherata, così da impedire lo sviluppo di una capacità autentica di entrare in rapporto con gli altri.

Rispetto a ciò, l’esperienza del COVID-19, ci ha permesso di utilizzare i mezzi di comunicazione, non tanto come “vetrine” per mostrare non stessi al mondo, ma come unici mezzi per stabilire e mantenere dei contatti con le persone a noi più care, dalle quali l’isolamento ci ha costretti a rimanere lontani.

Il vissuto della solitudine è, in realtà, una condizione che non abbandona mai completamente l’individuo e che è presente fin dalla nascita, quando il bambino, al momento del parto, si separa dall’ambiente materno caratterizzato da calore, amore, protezione, dolcezza … In virtù del suo bisogno innato di vicinanza e d’amore, il bambino sarà disposto a fare qualsiasi cosa per ottenerli e la conseguenza più grave di tale mancanza sarà proprio la solitudine in soggetti che d’adulti saranno alla continua ricerca dell’approvazione degli altri e costantemente coinvolti in attività di ogni sorta, pur di avere la sensazione di “far parte” di qualcosa e per guadagnarsi la fiducia e la stima degli altri. Capita spesso che i rapporti con gli altri siano prevalentemente di natura superficiale e che quando ci si trova ad avere la possibilità di vivere una relazione più autentica si viene sopraffatti dall’ansia e dalla paura di non essere all’altezza e di non riuscire ad affrontare i vissuti di solitudine che in un rapporto profondo sono alla base del raggiungimento di un’indipendenza psicologica.

Una fase della vita in cui si può vivere uno stato d’intensa solitudine è la vecchiaia durante la quale l’anziano spesso diventa un peso per la famiglia, anche a causa dell’assenza di servizi di sostegno pubblici, e quindi si ricorre alle case di cura, luoghi in cui sono frequenti sentimenti di solitudine, depressione e abbattimento. Con il COVID-19 abbiamo visto quanto i soggetti più anziani fossero i più esposti alla pericolosità del virus e alla solitudine.

Poiché i sentimenti associati agli stati più profondi della solitudine sono per molte persone difficili da esprimere a parole, può essere d’aiuto l’utilizzo di canali alternativi come la pittura, la scultura, la danza … per comunicare questi vissuti.

Quando l’individuo avverte che la solitudine lo fa sentire bloccato e genera in lui un marcato disagio che influenza negativamente la sua condizione di vita, è importante che rifletta sulla possibilità di chiedere aiuto. Gli specialisti del Centro Psicologia Insieme sono a disposizione per aiutarlo a comprendere i suoi bisogni più profondi e ad entrare in contatto con le sue emozioni dolorose, così da reagire in maniera funzionale a tale condizione di sofferenza. Se pensiamo al lavoro terapeutico, è importante considerare come il sentirsi soli, in forme e maniere differenti, è una dimensione importante nella relazione terapeutica che coinvolge sia il paziente che lo psicoterapeuta.

 Dott.ssa Alessandra Gatti

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