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La madre sufficientemente buona | Centro Psicologia Insieme Milano

Ogni genitore si interroga su se stesso, sul suo operato e sulla relazione con il proprio figlio. Il timore di non essere adeguati, di sbagliare, di non dedicare abbastanza tempo, suscita in noi perplessità. Bisogna partire sempre dal presupposto che ogni padre e madre si relaziona e cresce il proprio bimbo nel miglior modo possibile.

D. Winnicott, pediatra e psicoanalista, ha sottolineato l’importanza delle cure materne, ossia la qualità e le modificazioni che avvengono all’interno della madre e che rispondono all’evolversi dei bisogni del bambino. Inizialmente l’infante non ha ancora un Sé separato dalle cure materne, al contrario verso queste esiste una dipendenza assoluta. Un aspetto importante delle cure materne è il sostenere: comprende la protezione dalle offese fisiologiche, il tener conto della sensibilità cutanea dell’infante e della sua mancanza della nozione dell’esistenza di qualcosa oltre il Sé. Un esempio di sostenere è il tenere in braccio, questa è una forma di amore, che produce sicurezza nel piccolo. Tra i compiti della madre vi è anche quello di presentare il mondo al bambino. La madre sufficientemente buona sa istintivamente quando presentare gli oggetti all’infante, quando accudirlo, quando e come frustrarlo, facendo sì che il suo sviluppo proceda gradualmente senza traumi troppo forti per lui. Un ulteriore compito è quello di deludere pian piano il bambino, man mano che questo sviluppa la capacità di tollerare la frustrazione e accettare i limiti, ciò crea in lui la continuità dell’essere.

L’autore descrive anche la madre non sufficientemente buona, intendendo quella mamma, in genere vittima di psicopatologie depressive, che fornisce le cure materne al bambino senza creatività e senza adattarsi a lui in maniera istintiva, favorendo lo sviluppo di un falso sé; è un sé privo di energia soggettiva, di creatività, fatto di accondiscendenze.

Invece alla base di un vero sé vi è una cornice ambientale che offre al bambino la possibilità di poter creare, giocare, aggredire e distruggere facendolo sentire certo della sua sopravvivenza.

Secondo l’autore il difficile cammino che ogni essere umano inizia per poi arrivare alla socializzazione passa attraverso tre fasi: la dipendenza assoluta, la dipendenza relativa e il cammino verso l’indipendenza. Ogni infante nei primissimi stadi dello sviluppo affettivo è completamente dipendente dalle cure materne. Successivamente il bambino gradualmente si adatterà al venir meno dell’adattamento materno. Il piccolo inizia a diventare consapevole della dipendenza (sa di avere bisogno), compare l’ansia legata alla capacità di continuare a credere nella sopravvivenza della madre anche in sua assenza.

Avvenuto ciò il bambino è capace di affrontare il mondo e le sue complessità, dato che vede all’interno ciò che è presente nel proprio sé. Il bambino è identificato con la società, è capace di vivere un’esistenza personale, sviluppa l’indipendenza.

Ogni genitore, durante queste fasi, si pone delle domande e si mette in discussione, senza riuscire sempre a dare una risposta. Quando abbiamo delle perplessità o pensieri che ci fanno dubitare del nostro essere genitori è importante chiedere aiuto, potete contattare il Centro Psicologia Insieme al 3316575058 per fissare un colloquio, in cui il genitore potrà trovare uno spazio di riflessione, lavorare su di e sui suoi dubbi per continuare il percorso di crescita del proprio figlio con serenità e sicurezza.

 Dott.ssa Valentina Calzi

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